La non autosufficienza è un fenomeno che interessa sempre più persone in occidente e nel nostro paese. La professoressa Franca Maino traccia, in uno
scritto pubblicato di recente, un quadro articolato ed esaustivo del fenomeno in Italia.
A fronte dei mutamenti in corso – nelle dimensioni e caratteristiche del fenomeno – sono necessarie una nuova capacità di progettare in modo integrato e sinergico e il coinvolgimento attivo di nuovi attori. Secondo Maino, questo consentirebbe di superare una logica di sola protezione sociale per attivare interventi rivolti alla promozione sociale. Si pensi ad esempio a tutte quelle esperienze che partono dal basso e che coinvolgono soggetti del secondo welfare, quali le fondazioni, le imprese per la promozione di iniziative di welfare aziendale, le organizzazioni del terzo settore che erogano servizi di cura e di assistenza, i sindacati, i CAF e i patronati per un supporto in ambito burocratico.
Nello stesso articolo, si pone l’attenzione anche su chi presta il proprio lavoro di cura e di assistenza, perché “il lavoro di cura non è […] rilevante solo sul piano individuale, ma rappresenta un bene comune, che appartiene e arricchisce la società intera: la cura è una componente fondamentale del benessere dell’intera cittadinanza”.
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