Secondo l’Istat sono oltre 3 milioni le persone che si prendono cura di familiari anziani o disabili nell’ambito familiare, al di fuori delle strutture sanitarie pubbliche o private. Com’è facilmente intuibile, si tratta soprattutto di donne tra i 45 e i 54 anni, che spesso non hanno altra scelta se non quella di lasciare il proprio impiego per assistere i propri cari. C’è un nome per questa figura – che è sempre più diffusa dato anche l’aumento dell’aspettativa di vita: caregiver familiare.
Finora, in Italia, c’era un unico strumento previdenziale a sostegno di queste persone: l’indennità di accompagnamento. Per questo motivo, attualmente, vi sono tre disegni di legge in esame presso l’undicesima Commissione permanente al Senato (Lavoro, Previdenza Sociale).
Ecco le principali novità in discussione.
Con il Ddl 2266 riconoscerebbe al caregiver familiare il diritto della detraibilità dal reddito ovvero del credito d’imposta per metà delle spese sostenute, fino a un importo massimo di 1.000 euro annui. Il Ddl 2048 ipotizza, per chi si occupa di un parente o affine con più di 80 anni e Isee non superiore a 25mila euro annui una detrazione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche pari al 19 per cento delle spese sostenute per l’assistenza fino a un massimo di 10 mila euro all’anno. Il terzo disegno di legge in discussione, il 2128, non prevede agevolazioni fiscali.
Quanto alla flessibilità lavorativa, il Ddl 2266 dispone che i permessi previsti dalla 104 possano essere estesi anche ai caregiver familiari assunti con contratto di lavoro subordinato e parasubordinato. Il disegno introduce anche l’istituzione di un “fondo ferie solidale a sostegno della conciliazione dell’attività lavorativa e di quella di cura e di assistenza prestata dal caregiver familiare”.
A livello di contributi, il Ddl 2048 prevede per i caregiver senza reddito un rimborso spese non superiore a 1900 euro l’anno che sarebbe corrisposto dall’Inps.
Il Ddl 2128 prevede invece il riconoscimento della copertura a carico dello Stato dei contributi figurativi riferiti al periodo di assistenza e cura, equiparati a quelli da lavoro domestico, che si sommerebbero ai contributi da lavoro eventualmente già versati. Lo stesso disegno di legge riconosce al caregiver familiare la copertura assicurativa con il “rimborso delle spese sostenute per sopperire alla vacanza assistenziale nei periodi di malattia”.
fonte: adnkronos.com
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